lunedì 3 ottobre 2011

MARCO FERRERI

(Milano, 11 maggio 1928 – Parigi, 9 maggio 1997) è stato un regista, sceneggiatore e attore italiano.
Regista amato dalla critica, anche se a fasi alterne, più che dal pubblico, i suoi film raccontano in modo tipicamente stralunato la decadenza di una società, rappresentata anche nei suoi aspetti scatologici, e il più delle volte terminano con la fuga, l'automutilazione o la morte dei protagonisti. Ai tempi della commedia all'italiana, quindi fino a ben oltre gli anni '70, Ferreri veniva considerato il più controcorrente tra i registi/autori italiani e il meno disposto a fare concessioni al gusto del pubblico. Dopo aver fatto la comparsa nei film di Alberto Lattuada Il cappotto (1952) e La spiaggia (1953), Ferreri viaggia tra Italia, Francia e Spagna come pubblicitario. Nel 1958 a Barcellona incontra Rafael Azcona e i due dirigono il film El pisito (1958) a cui seguono Los chicos (1959) e El cochecito (1960). Il discreto successo di questa triade spagnola consente a Ferreri e Azcona di tornare in Italia. In patria Ferreri dirige due degli undici episodi di Le italiane e l'amore (1961) scritti da Azcona che divenne il suo sceneggiatore. Con il film Una storia moderna: l'ape regina (1963) interpretato dall'alter-ego di Ferreri, Ugo Tognazzi, e Marina Vlady, inizia il suo impegno intellettuale al cinema. Il film ha delle abbondanti censure e solo nel 1984 si avrà la versione integrale. Segue il film La donna scimmia (1964) grottesca storia di un uomo che sposa una donna-scimmia e la sfrutta come attrattiva circense; dopo l'episodio Il professore di Controsesso (1964) tratta dell'adulterio e del rapporto che la Chiesa ha con esso in Marcia nuziale (1965). Dopo Tognazzi, dirige Mastroianni nell'episodio L'uomo dei cinque palloni che s'inserisce nella commedia Oggi, domani e dopodomani (1965). Dopo una breve partecipazione al film dell'amico Tognazzi Il fischio al naso (1967), realizza il film L'harem (1967) con Renato Salvatori e Gastone Moschin; l'anno seguente dirige Dillinger è morto visione onirica del gioco di un adulto interpretato da uno splendido Michel Piccoli. Dopo questo lavoro e la partecipazione a Porcile (1969) di Pier Paolo Pasolini in cui interpreta un ridicolo fascista s'apre l'età d'oro di questo munifico regista. Prevede la fine del mondo nel grottesco Il seme dell'uomo (1969), in cui assistiamo a scene di sesso e di antropofagia, e continua con L'udienza (1971) in cui un uomo cerca in tutti i modi di essere ricevuto dal Papa a cui deve dire qualcosa che nel film non viene svelato. Il più noto tra i film di Ferreri è senz'altro La grande abbuffata (1973), dove alcuni amici (interpretati da Tognazzi, Noiret, Mastroianni, Piccoli) si incontrano in una villa, e lì consumano cibo, bevande, sesso, amicizia, fino a stare male, fino a uccidersi. Con L'ultima donna (1976) troviamo il concetto di homo eroticus e di donna-oggetto che viene scelta secondo canoni sessuali pure se alla fine si vendica spingendo l'uomo ad evirarsi; il cast formato da Gerard Depardieu e Ornella Muti li vede completamente nudi per quasi tutta la durata della pellicola. Dopo La casa del sorriso (del 1990, ultimo film italiano ad aver vinto l'Orso d'Oro al Festival del Cinema di Berlino) e La carne (1991), un esito meno fortunato ha avuto Diario di un vizio (1993). Ferreri si accomiata dal cinema con Nitrato d'argento (1996). Muore d'infarto il 9 maggio 1997 a 69 anni.

R E L A T E D   F I L M S

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